Il 20 settembre del 1971 il Time Magazine dedicò la sua copertina al professor Burrhus Frederic Skinner, da oltre vent’anni lo psicologo più influente al mondo dopo Sigmund Freud.<<We Can’t Afford Freedom>> titolava quel numero: Non possiamo permetterci la libertà. Una frase arrogante da par suo, pronunciata durante l’intervista dall’ illustre scienziato, orgoglio di Harvard, e messa in grande risalto dal settimanale. Quell’ affermazione sulla libertà sollevò critiche feroci e un rifiuto bilioso, persino ripugnanza da parte dei colleghi accademici, degli intellettuali liberal e l’avversione dell’opinione pubblica democratica. B. F. Skinner si aspettava tutto quel clamore, conseguenza inevitabile delle sue posizioni radicali. Lo sfogo sulfureo di un vecchio, commentarono i suoi detrattori più indulgenti. 

Senza essere il frutto di uno scrittore di fantascienza, le sue teorie e i suoi esperimenti con gli animali hanno ispirato parecchi anni dopo le strategie con cui i guru in T-shirt della Silicon Valley e le start up del MIT di Boston parassitano in Rete le nostre anime virtuali, strattonano i nostri desideri più nascosti e piratano sui social i sorrisi buffi di una festa tra amici, macinandoli con i famigerati algoritmi. << …se queste nuove tecnologie ci sfuggiranno di mano, così come ci è sfuggita l’idea di libertà con le sue disastrose conseguenze, una manciata di uomini si sostituiranno a Dio per creare un uomo nuovo… La democrazia subirà un’erosione dall’interno e avvizzirà, così come il pensiero, soffocato dalla sorveglianza e dal controllo su ogni cosa…>>

Tratto da: L’algoritmo di Skinner. Reading per voce narrante e blues elettrico. Copyright 2020 Vito Frugis