Ci sono pazienti che amano il proprio sintomo più di se stessi (J. Lacan)
La citazione calza a pennello a proposito di quelle coppie incatenate al proprio disagio e al rifiuto del proprio bene, che perseverano in comportamenti distruttivi della loro vita, della propria salute fisica e psicologica, litigano di continuo, si mollano e si riprendono, soffrono per anni e anni senza riuscire a dirsi addio, o cambiare direzione. Farsi del male sembra essere l’unica modalità che conoscono, con qualche occasionale tregua. Ci si tormenta con legami malati, non necessariamente violenti, ma che distruggono le energie migliori, assuefatti all’idea che l’amore rappresenti solo una prigione in cui l’uno debba essere il guardiano dell’altro. L’amore, diversamente, non dovrebbe essere ragione di felicità? Aggrapparsi ad un rapporto così, tuttavia, ha i suoi vantaggi. Autocommiserarsi, crogiolarsi, rompere le scatole agli amici e alle amiche che non ne possono più di consolarti, che ti dicono di smettere di spiare cosa fa su Facebook o su Instagram quell’altro/a, è più comodo che guarire dandosi una mossa, riuscendo finalmente nell’intento di voltare pagina assieme, quando possibile, o salutare per sempre il partner mandandolo al diavolo. Senza rimpianti, se non quello di averci messo troppo tempo a capirlo.
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